Non capisco come mai non mi venga un movimento naturale, come mai tutto mi debba sembrare cosi artificiale e posticcio, mi sento intrappolato in me stesso.
Lo sento, sento l'aria densa ed elettrica carica in ogni sua molecola di emozioni e di concentrazione, la stessa concentrazione che piega ogni grinza nel mio volto: Davanti a me il nulla, dietro lo sguardo fisso e svagato del pubblico, avverto anche loro nei loro posti al buio, con l'orecchio teso per cogliere ogni mia singola nota.
Ma come posso io? muovo le mani e muovo le mie dita ma non posso sentire nulla, e sento solo silenzio, sono come uno di loro, un terzo spettatore davanti a un incantatore di serpenti il cui suono non è in grado di far alzare nessun serpente.
è possibile che la mia sia una sinfonia silenziosa? O forse lo è solo per me? in ogni caso come posso esprimermi senza sentirmi? Come posso farmi capire?
è mio destino pensare alla poesia che il poeta sta scrivendo senza riuscire ad averla? o a farli giustizia sovrapponendo segni neri su quel foglio bianco? Ci penso, sorrido, cambio melodia o almeno credo di cambiarla.
Forse è necessario chiudere gli occhi quando abbiamo sordo l'udito, immaginare lo spazio intorno a noi continuare a suonare senza pensare al pubblico dietro, che siano passanti in impermeabile distratti o spettatori interessanti paganti.
Ma cosa si fa quando si vuole raggiungere qualcuno sugli altri?
Anche io ho sempre avvertito lo scoglio del foglio bianco... e più gli anni sono passati, più questo scoglio si è fatto grande. Non so più se sono io ad essermi arresa o se, semplicemente, sia diventata consapevole dei miei limiti. In ogni caso, è avvilente...
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