Give Me Enough Rope

Give Me Enough Rope

lunedì 27 aprile 2015

Il pianista sordo

Mi chiedo perché provi una gran fatica ogni volta che ho davanti  un foglio bianco, è come se i miei polmoni si svuotassero e tremassero nel disperato tentativo di aggrappare un ciuffo d'aria con i muscoli del petto che dolgono come dopo un grosso sforzo.
Non capisco come mai non mi venga un movimento naturale, come mai tutto mi debba sembrare cosi artificiale e posticcio, mi sento intrappolato in me stesso.
Lo sento, sento l'aria densa ed elettrica carica in ogni sua molecola di emozioni e di concentrazione, la stessa concentrazione che piega ogni grinza nel mio volto: Davanti a me il nulla, dietro lo sguardo fisso e svagato del pubblico, avverto anche loro nei loro posti al buio, con l'orecchio teso per cogliere ogni mia singola nota.
Ma come posso io? muovo le mani e muovo le mie dita ma non posso sentire nulla,  e sento solo silenzio, sono come uno di loro, un terzo spettatore davanti a un incantatore di serpenti il cui suono non è in grado di far alzare nessun serpente.
è possibile che la mia sia una sinfonia silenziosa? O forse lo è solo per me? in ogni caso come posso esprimermi senza sentirmi? Come posso farmi capire?
è mio destino pensare alla poesia che il poeta sta scrivendo senza riuscire ad averla? o a farli giustizia sovrapponendo segni neri su quel foglio bianco? Ci penso, sorrido, cambio melodia o almeno credo di cambiarla.
Forse è necessario chiudere gli occhi quando abbiamo sordo l'udito, immaginare lo spazio intorno a noi continuare a suonare senza pensare al pubblico dietro, che siano passanti in impermeabile distratti o spettatori  interessanti paganti.
Ma cosa si fa quando si vuole raggiungere qualcuno sugli altri? 



venerdì 10 aprile 2015

Alba

L'aria fresca che entra dal finestrino fa si che delle piccole ciocche di capelli, come minuscole fate, danzino lievemente intorno a lei.
È presto, i fanali illuminano la strada davanti a noi, striscia bianca dopo striscia bianca il panorama per la maggior parte resta nascosto nell'ultima disperata resistenza della notte.
Di tanto in tanto sposto un occhio su di te, mi piace guardarti mentre cerchi di nascondere, dietro quello sguardo felice e incuriosito, la stanchezza e la sonnolenza del viaggio.
Sorrido, e più andiamo avanti più le tenebre alzano delicatamente il velo, svelando le forme degi alberi e della natura.
Aldilà del tuo finestrino una luce rosata si alza sempre di più; non voglio fermare la macchina e come un pittore, mentre ha paura di essere scoperto, copre la tela dopo ogni tratto, cosi io ti ritraggo ogni volta che uno spicchio di sole sale e un riflesso sul tuo volto cambia.
Siamo arrivati, ti avevo promesso uno spettacolo meraviglioso ed eccolo qua: il sole oramai è quasi del tutto sveglio immergendoci in toni nuovi, sfumati delicato e tenue come il colore pesca che spinge delicatamente via l'ultimo blu che, stanco di resistere, si  scioglie delicatamente in un celeste particolare.
è qua tra questi ruderi che guardo il tuo viso, i tuoi occhi e ti stringo a me: Ti bacio, è un bacio nuovo come questo giorno, ti abbraccio e ti mostro il sole che ora ci illumina perfettamente andandosi a incastonare tra le colonna di pietra, ancora solide e maestose.
Siamo completamente infusi in questo momento, non è semplicemente un'alba un momento come un altro della giornata, questa è la forza invisibile della vita, è il suo cuore che incomincia a battere è la magia che ha inizio.
E in questo momento siamo nel cardine di questa magia, abbracciati a sognare nell'infinita grandezza.  

domenica 5 aprile 2015

Vecchie Sensazioni

Ero da poco entrato nel letto quando sento la porta di casa aprirsi, mio fratello era appena tornato a casa.
Istintivamente stendo la postura e socchiudo gli occhi come a far finta di dormire, certo che questo comportamento non aveva motivazione logica, visto che mio fratello del resto oramai dorme nell'altra camera.
Ma lo faccio lo stesso forse è un capriccio bambinesco che mi assale per un momento e a cui voglio dar retta.
Pochi passi, mio fratello entra in camera, prende il portatile ed esce.
Ed ecco che per un momento ho sentito di nuovo quelle sensazioni che sentivo da piccolo, quando, forse quasi per gioco, consideravo la notte come un grande mistero nel quale eravamo vulnerabili alle nostre paure e ogni momento era buono per provare il nostro coraggio ed essere testimoni di qualcosa.
Un po' come quelle storie che si trovavano nei piccoli brividi;
quindi mi mettevo a letto sotto le lenzuola e affrontavo quel mondo fatto ancora di incubi innocenti che si vivono quasi con tranquillità e con uno slancio simile a quello della brezza serale che, sul terrazzo, accarezzava il mio volto mentre prendevo di mira le rondini con il mio winchester giocattolo.
La stessa aria fresca, quasi misteriosa, mi accoglieva la domenica mattina dei giorni di festa.
Improvvisamente mi alzavo e le tende di camera erano cambiate (nel colore e nella pesantezza, a seconda della stagione)  e l'aria fresca sapeva di panna e tranquillità famigliare.
Arrivavano i nonni per pranzo ed ecco che spuntava quella pasta con la panna che avevo già sentito dalle prime ore del mio risveglio.
E dopo pranzo mi adagiavo sulla sedia a sentire le chiacchiere intorno a me e a osservare i cerchi di caffè lasciati sulla tovaglia dai bicchierini.

Il tempo passa, seppur inevitabile è triste non riuscire a provare più certe sensazioni, per lo meno non in maniera completa.
Si, ce ne aspettano molte altre ancora sconosciute, ma c'è sempre un po' di rammarico nel poter pallidamente ricordare e non provare più certe "gioie" del passato.
Sono sensazioni che passano e non torneranno più, per questo è assolutamente necessario farne tesoro in modo da poterne trarre ogni lezione e ogni tanto, qualche sporadico sorriso.