Give Me Enough Rope

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domenica 14 settembre 2014

La mia cucina ( e le ricette non c'entrano nulla)

Ah, da inguaribile romantico, preferisco definirmi sognatore piuttosto che idiota, già già, mi piace sognare ad occhi aperti, chiusi, semi aperti e... penso basta, rimangono forse quelli rovesciati. In tal caso com'è che si diceva? " ...in quel sonno di morte quali sogni possano venire dopo..." Si nasce sognatori, si morirà da essi.
Ma hey, sorridete! mica vi voglio fare na tragedia greca, e che sarà mai! No no è che mi vien da sognare, anche mentre leggo (grazie a dio direi).
Quindi tu descrivi la tua cucina a un altra persona mentre fantastichi su, ottima idea, aspetta che lo faccio anch'io! tze questi scrittori che pensano di avere delle corrispondenze private! Eh no eh, escono tutte in libri, romanzi, epistolari, fregatura vero?
Tanto meglio, altrimenti non avrei potuto fantasticare cosi dolcemente in tarda notte.

Ora questa è una mia idea, un po' stramba lo ammetto, di tutti i posti in cui immaginarti proprio con una persona, la cucina non sembrerebbe uno dei più allettanti. E Invece, io penso che la cucina sia un esempio perfetto di amore, di quella ritualità che formano due persone quando si amano; Guarda partiamo dal principio, senza apparire sessisti né superficiali, a quante di voi piace cucinare? A me piacciono le donne che cucinano tanto, perché togliendo le dinamiche sociali dall'impasto sono giunto alla conclusione che molte donne cucinano sia per rilassarsi sia per gli altri ( Magari non sapevate cucinare, ma avete imparato una volta da sposate), questo semplicemente perché cucinare qualcosa per qualcuno è prendersi cura dell'altro e il prendersi cura dell'altro è amore.
Si anche noi uomini cuciniamo, ma diciamocelo, voi donne rappresentate l'amore, le donne amano sempre un po' di più degli uomini.

Quindi scusate tanto, ma se devo pensare a una persona che amo (per lo meno vorrei amare) me la immagino in cucina e dico di più! La immagino mentre stiamo cucinando.
Ed ecco che quindi ieri notte ho visto la scena: Cucinavamo, eravamo in cucinotto ( dalle dimensioni sarebbe ingiusto chiamarla cucina) i ripiani erano grigio scuro (forse era granito) e sopra il forno color metallo una finestra che dava sulla notte scesa sul giardino. Se ricordo bene le lancette nere dell' orologio bianco fisso in quel poco di muro tra un'anta e l'altra, segnavano le 9.
Tu eri di spalle, con uno di quei grembiuli bianchi che si allacciano dietro alla schiena con un nodo, aprivi e richiudevi il forno, girandoti sorridendo con in mano un vassoio pieno di patate arrosto, cosparse di rosmarino e puntini neri di pepe.
Pezzi di patate dalla forma perfetta, nemmeno una si era sfatta al calore del forno, come quelle che compri in questi giorni, sempre a sfracellarsi in cottura.
Io ero felice, mi lasciavo andare anche a un pensiero nel pensiero, ricordando di quando ero piccolo e mia nonna mi mandava a prendere qualche patata per cena.
Io tutto felice uscivo di casa e prendevo quella piccola zappa di acciaio, oramai color ruggine, andavo nel campo e bhe, era molto difficile rintracciare dove fossero, zappavo tra un ortica e un altra raccogliendo patate mai uguali tra di loro.

Poi ho finito di leggere il capitolo e mi sono svegliato.

3 commenti:

  1. Ci pensavo l'altra sera.
    La cucina invece è il posto perfetto, insieme alla stanza da letto.
    Perchè in cucina crei, e puoi far qualcosa per l'altro...

    Bello, e vedrai che tanta voglia di amare verrà ricambiata ;)

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  2. Solito romanticone non amie <3
    L'amore arriva,vedrai.. Magari c'è l'hai sotto il naso e non lo vedi ;-)
    Abbracci!! :)

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