Give Me Enough Rope

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martedì 10 febbraio 2015

Il dolore dei ricordi

L'essere umano nella sua natura contraddittoria, vanta comportamenti spesso agli antipodi della logica che noi tutti siamo giunti ad accettare.
Tutti abbiamo provato l'avvolgente tranquillità dell'abitudine e tutti hanno provato la frenesia e l'eccitazione per un viaggio all'avventura.
Direi che l'uomo non possa vivere senza il bilanciamento di questi due.
Ma proviamo estremo piacere nel restare in un nostro angolo, la migliore arma che ha la nostra mente che equivale alla sensazione corporale di ritrovarsi nel proprio, oramai conosciuto, cantuccio è quella di ricordare.
Ma ricordare non è sempre felice, ricordare spesso è doloroso e forse, a noi piace che sia cosi è forse il nostro piccolo lato masochistico che ci richiama ad immergerci anche in ricordi che sanno molto di rimpianto; è come avere una ferita in bocca, sul labbro, sappiamo benissimo fin dal principio che il tempo che impiegherà a rimarginarsi sarà superiore alla medie, questo perché non possiamo fare a meno di portarci sopra la lingua e di affondare ogni tanto il dente, come a volerci rassicurare della sua presenza e godere di quel dolore acuto.
Lo ammetto, cado spesso nel ricordo/rimpianto, forse è una cosa che accade spesso quando ci sentiamo soli...
Ma so bene che non è bene mordere la ferita e che conviene non stuzzicarla in modo che si rimargini.
Certo, rimarrà sempre una cicatrice nel tessuto della nostra memoria, una piccola grinza sul quale (bisogna essere onesti) porteremo spesso sopra la lingua, ma poi bisogna scorrere in avanti, ritornare al presente.
Ci sono ancora chilometri e chilometri di tessuto da segnare.

2 commenti:

  1. Capita spesso anche nei periodi all'apparenza di calma di tornare a dar noia a quei taglietti che se li lasciassimo stare rimarginerebbero in santa pace. Pare che comunque il dolore sia sempre preferibile alla staticità del niente e dell'apatia.
    Per sfuggire al dolore per troppo tempo ho smesso perfino di scrivere e guardare il mondo. Vivevo ad occhi chiusi, costantemente. Poi è diventato un casino aprirli gli occhi. L'anestesia dell'anima è atroce.
    Adesso son tornata allo stridor di denti che mi fa sentire viva. E quindi ben vengano le ferite non ancora rimarginate.

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    1. Alla fine è un piccolo prezzo che si paga per vivere: accettare una piccola parte di dolore.
      E si, bisogna saper dosare morfina e anestetici, o si finisce per essere dei gusci, per essere "In absentia".
      Grazie di essere passata e di aver condiviso una piccola parte del tuo pensiero e del tuo dolore con me :)

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